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Abusivismo edilizio: dal 1973 ad oggi

Alcuni cenni storici

Recentemente ho cercato più informazioni sull’abusivismo edilizio in Italia. Nelle varie ricerche online mi sono imbattuto in un articolo de “L’Espresso” intitolato sarcasticamente “L’italia è una repubblica fondata sul condono”. Non a caso, il giornalista Paolo Biondani ha deciso di riformulare – in maniera estremamente provocatoria – l’articolo 1 della costituzione, marcando ancor di più il senso di impunità e di illegalità che pervade il nostro Paese. Un sistema, per l’appunto, che è storicamente parte integrante del “Sistema-Paese” italiano.

A causa dell’inefficacia del sistema sanzionatorio, i trasgressori spesso riescono a sfangarsela con qualche sanzione o poco più.

Ogni governo, nella storia repubblicana più recente, ha sfruttato a fini elettorali i condoni fiscali, edilizi, amnistie e super sanatorie. Il messaggio che arriva ai trasgressori è sostanzialmente quello di poter continuare a fare ciò che vogliono. Si potrebbe parlare di una sorta di “illegalità di massa” – in alcuni casi si potrebbe parlare di “illegalità di stato”- che invece di essere punita con fermezza viene presa  (volontariamente o involontariamente?) sottogamba promuovendo l’illegalità e il malaffare. Il comportamento dello Stato italiano si potrebbe paragonare a quei genitori che invece di rimproverare i propri figli di non studiare abbastanza, tendono ad inalberarsi con i professori perché troppo severi.

“Il dato più allarmante – come scrive Biondani – è che dal 1973 ad oggi (l’articolo de “L’Espresso” è del 2016) non c’è stata una singola stagione senza colpi di spugna”. Ogni governo ha fatto i suoi regali elettorali ai cittadini. Addirittura, secondo alcuni studi, si è calcolato che dal 1900 a oggi in Italia ci siano stati circa 63 casi di “perdono pubblico”. Questo sistema, ormai pluricentenario, oltre a rendere l’Italia un Paese dove governi miopi e scellerati hanno incentivato comportamenti delinquenziali piuttosto che concentrarsi su una riforma del sistema sanzionatorio e penale, non ha fatto che far aumentare il debito pubblico in maniera vertiginosa, mettendo a rischio il “Sistema” dell’evasione di massa, dell’abusivismo edilizio e dell’illegalità, e danneggiando notevolmente le casse dello Stato.

I condoni edilizi più importanti dell’ultimo trentennio (Craxi nel ’85, Berlusconi ’94, e Berlusconi bis nel 2004) hanno portato a un significativo aumento dell’abusivismo edilizio in Italia (dal ’83 al ’97 circa 970.000 mila casi, dal ’97 al 2003 circa 220.000), dati che confermano l’inutilità di questo sistema, che non adduce alcuna funzione di deterrente, ma che incentiva l’illegalità.

Rapporti Legambiente e Sogea sull’abusivismo negli ultimi anni

Secondo il rapporto “Ecomafie 2017” di Legambiente, che si riferisce a dati del 2015-2016, vi è stata una leggera inflessione di tendenza per quanto riguarda i casi di abusivismo edilizio. I dati più preoccupanti sottendono le solite regioni del Meridione – purtroppo.

Al primo posto troviamo la Campania, con 3728 casi accertati; al secondo posto di questa mortificante classifica la nostra bella Sicilia con 3084 casi accertati; in fine Puglia e Calabria con circa 2300 casi.

Nel 1980 l’abusivismo edilizio costituiva circa un terzo dei fabbricati del territorio italiano. Nel 2010 si aggirava intorno al 12%, anno in cui si voleva fare un altro condono (sarebbe stato il quarto in 25 anni).

È stato attestato che in Italia vi sono circa 20.000 nuovi casi di abusivismo edilizio ogni anno.

“I condoni hanno portato nelle casse di Stato e comuni un gettito di quasi 16 miliardi di euro, ma secondo uno studio della Sogeea le pratiche ancora da evadere comportano mancate entrate per 21,7 miliardi di euro tra oblazioni, oneri concessori, diritti di segreteria e sanzioni da danno ambientale”. Questi dati preoccupanti dovrebbero farci capire che così, in un sistema europeo, non si può più andare avanti.

Un altro dato notevole, sempre secondo Legambiente, consiste nella cementificazione del 47% delle coste italiane, con frequente violazione del vincolo paesistico.

Oltre ai danni economici, portati dalla cementificazione selvaggia, sono ingenti anche i danni ambientali. Si possono trovare innumerevoli esempi in tutta italia, inutile dire che le varie norme per la protezione paesaggistica del Belpaese sono state molto spesso violate nella totale consapevolezza di costruttori, assessori, funzionari e dirigenti di enti pubblici che molto spesso sono in contatto diretto o indiretto con le varie organizzazioni mafiose che controllano il territorio.

Situazione recente dell’abusivismo nel meridione e conseguenze ambientali

Di casi eclatanti in Sicilia ce ne sono stati parecchi.

Valle dei templi di Agrigento: l’esempio più eclatante è forse quello del bar ristorante costruito all’interno dell’area archeologica. Da più di 10 anni il bar era punto di riferimento e di ristoro per turisti e visitatori, viene da chiedersi come mai sia passato tutto questo tempo prima del sequestro e della successiva demolizione.

A Palermo i casi di abusivismo sono davvero infiniti e incalcolabili. Basterebbe pensare al Sacco di Palermo per farsi un’idea della portata del fenomeno e delle persone coinvolte nel “sistema criminale” formato dalla triade “mafia-politica-imprenditoria”. Si pensi che nel rapporto sul benessere equo e sostenibile pubblicato nel 2015, si è calcolato che ben 60 case su 100 nel palermitano non hanno autorizzazioni, e quasi un fabbricato su 5 non rispetta le norme urbanistiche. Tra i casi che più risaltano all’occhio possiamo considerare la zona costiera di Carini, che si estende per circa due chilometri. Le centinaia di costruzioni lungo la costa sono totalmente abusive e fuori legge, per non parlare degli scarichi fognari e delle acque reflue che rendono impossibile la balneazione in quelle zone senza beccarsi qualche malattia.

Oltre al degrado urbanistico ed ecologico, si pone il problema della sicurezza. Il caso del recente terremoto di Ischia dovrebbe farci pensare. L’urbanizzazione e la cementificazione senza rispettare le regole di sicurezza possono portare a catastrofi e disgrazie evitabili nel tempo. Dovrebbe ricordarci qualcosa il terremoto del Belice o il più recente di Ischia. Nell’isola partenopea su “60 mila abitanti e più di 27 mila pratiche di sanatoria per abusi edilizi presentate in occasione degli ultimi tre condoni nazionali … erano ben 600 le costruzioni in attesa di essere abbattute … molte erano costruite con materiale scadente”.

Molto spesso sono gli stessi dirigenti comunali senza scrupoli a permettere la costruzione in zone ove vi sarebbe divieto, che in cambio di favori o mazzette collaborano al degrado e alla distruzione di questa terra. Il loro unico interesse sono i soldi e il potere. La Sicilia è una terra affetta da “patologia del potere”, come soleva dire il giudice Giovanni Falcone. Non c’è interesse per il bene pubblico, tantomeno per la salvaguardia di beni paesaggistici e archeologici, non vi è rispetto nemmeno per il cittadino o per quella “parte retta e onesta della città”.

Non credo che lo Stato voglia risolvere questo problema, un po’ per miopia dei legislatori, un po’ per interessi economici criminali molto rilevanti, fino ai livelli più alti del Sistema-Paese, che coinvolgono buona parte della classe dirigenziale italiana.

Mi permetto di fare una citazione finale che forse inquadra in pieno il problema. Il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, in uno dei suoi interrogatori con Falcone, disse: “Non credo che lo Stato italiano voglia davvero risolvere il problema della mafia in Italia”. Sempre se per mafia, dando un’interpretazione più estesa al fenomeno, si intende anche “la mentalità mafiosa” o la “mentalità dell’illegalità” che pervade il Paese.

Alla maggior parte dei politici italiani non interessa risolvere nulla: “unico interesse è il potere, anzi la bramosia patologica di potere”, da esercitare solo ed esclusivamente per i propri scopi e per le proprie tasche.

Personalmente non riesco a vedere una luce al di fuori dal tunnel, resta solo la speranza.

La domanda che mi pongo molto spesso è se gli italiani tengano davvero al proprio Paese, ma riflettendo mi rendo conto che è un fenomeno talmente radicato e storicamente accettato in Italia, che come unico intervento – oltre a quello di riformare il sistema sanzionatorio e penale – si dovrebbero (ri)educare gli italiani.

Gli italiani saranno disposti a imparare? Capiranno (soprattutto i legislatori e la classe dirigente) che questo sistema dell’illegalità non può più andare avanti e che nuoce soltanto allo stato e a noi stessi?

Fonti: https://bit.ly/2yTSyBd   https://bit.ly/2fWh6Qz   https://bit.ly/2Kuqr08

Fonte immagine: Giornale di Sicilia https://bit.ly/2lKeVzI

Fonte immagine: Sicilia News24 https://bit.ly/2lElNyC

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